“Una casa tutta loro”: era questo che Carmen Consoli sperava di poter dare ai ragazzi della Namasté attraverso i ricavati del concerto-evento tenuto lo scorso 1° giugno a Catania. Ha coinvolto amici, generosi ed eccellenti artisti come Bandabardò, Samuele Bersani, Elisa, Max Gazzè, Marina Rei, Daniele Silvestri, Mario Venuti ed Emma Dante – che ha scritto un testo ad hoc per l’occasione – ed ora, ad un anno dal concerto, quei ragazzi hanno davvero una casa tutta loro.
Infatti per la onlus Namasté è appena stata acquistata una bellissima villa a Caltagirone con una grande pineta, un orto, un patio, ampi spazi dove svolgere le tantissime attività educative e ludiche che impegnano i ragazzi nel corso della giornata, un pozzo per assicurare l’approvvigionamento dell’acqua, una caldaia autonoma e servizi in ogni stanza. Ma il fatto davvero straordinario, una piccola rivoluzione nella prassi di questo genere di iniziative, è che l’abitazione è intestata direttamente, esclusivamente ai ragazzi con disabilità mentali seguiti dalla Namasté, così che niente e nessuno mai potrà far traballare questo loro diritto fondamentale e portarli via di lì, da quella che sentono come la loro casa, la loro famiglia, il luogo dove vivere e crescere esprimendo al meglio ogni loro potenzialità cognitiva, affettiva e sociale.
Il prossimo autunno i ragazzi potranno finalmente trasferirsi nella nuova casa e proseguire in serenità il loro progetto di vita insieme. E perché questo sogno potesse avverarsi è stato fondamentale il concerto organizzato da Carmen con i suoi meravigliosi amici.
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Il Centro Namasté, attivo da venti anni, è organizzato come Casa Famiglia: qui ragazzi con handicap mentali di diversa gravità possono trascorrere alcune ore della giornata o – se richiesto – abitare per periodi di tempo limitato. Nel Centro ricevono assistenza medica, psicologica, neuropsichiatrica, pedagogica e svolgono laboratori e attività ludico-ricreative. Il metodo educativo adottato è cosiddetto ‘a cascata’: sotto la guida di educatori specializzati, i ragazzi più autonomi aiutano i compagni a svolgere le attività richieste, acquisendo così maggiore sicurezza in sé e responsabilizzandosi verso il gruppo.
Namasté rappresenta quindi un modello di partecipazione sociale e di psicoterapia di comunità, una realtà.
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