La balneazione attrezzata italiana a rischio per la burocrazia, ancora prima che dalle conseguenze economiche dell’emergenza sanitaria
Capacchione: “Abbiamo chiesto al Governo di adoperarsi per l’applicazione di una legge dello Stato a tutela delle 30.000 imprese balneari italiane”.
Nella giunta nazionale FIPE, convocata d’urgenza e in seduta straordinaria a Roma, Antonio Capacchione, presidente nazionale del S.I.B., ha evidenziato la grande preoccupazione dei titolari degli stabilimenti balneari italiani per le conseguenze economiche dell’emergenza sanitaria in corso.
È di tutta evidenza che l’allarme internazionale verso l’Italia ridurrà – come sta già facendo – i flussi turistici verso il nostro Paese, così come la crisi economica complessiva comporterà, come già oggi accade, una riduzione della domanda vacanziera interna.
Sono fondate, pertanto, le preoccupazioni anche degli imprenditori balneari sui riflessi economici causati dall’epidemia in corso.
A ciò si aggiunga la grande incertezza sulla continuità di lavoro di queste imprese a causa dei ritardi di molti Comuni nell’applicazione della legge che ha disposto il differimento della scadenza delle concessioni demaniali marittime vigenti.
È urgente, quindi, un’iniziativa del Governo per superare ogni ostacolo nell’applicazione della legge sui quindici anni.
Si tratta di un intervento a “costo zero” per le casse dello Stato che, invece, potrebbe costituire una vera e propria ‘iniezione di fiducia’ nella parte più importante e preziosa del turismo italiano.
È francamente inconcepibile l’inerzia del Governo per un intervento normativo chiarificatore non condizionato dalla limitatezza delle risorse pubbliche che influisce, invece, sulle misure emergenziali di carattere economico.
È incomprensibile, poi, che un intero comparto economico sia “condannato a morte” dalla burocrazia prima ancora che dall’economia.