Bruxelles, 4 giugno 2013. «Una sentenza importante, in quanto ha portato la condanna di Schmidheiny da 16 a 18 anni, ma che non rende completamente giustizia alle famiglie colpite, sia quelle che hanno perso i loro cari, sia quelle che oggi si ritrovano a dover affrontare un tumore, di fatto, incurabile». L’eurodeputato alessandrino Oreste Rossi commenta così il verdetto emesso ieri dal Tribunale di Torino, con cui si è chiuso il processo Eternit che, nonostante i risarcimenti previsti e la condanna a 18 anni di reclusione per l’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny (rispetto ai 16 stabiliti dalla sentenza di primo grado), «lascia con l’amaro in bocca ben novanta famiglie, escluse dalla lista delle parti civili», a causa della morte del coimputato, il barone belga Louis De Cartier.
«Tra l’altro – ha specificato Rossi – resta l’incognita della Svizzera, che ora dovrà confermare la nostra sentenza per poter dare il via libera al sequestro dei beni di Schmidheiny, un’azione purtroppo non scontata visti i diversi ostacoli che pone la normativa elvetica».
«Dopo questa sentenza che, al di là di tutto, rimane storica mi auguro che il Governo italiano stanzi i fondi necessari alla ricerca sui tumori provocati dalle fibre d’amianto».
«Siamo ancora molto indietro, infatti, rispetto ad altri Stati europei – ha concluso – e ciò è grave se si pensa che il nostro Paese è quello più colpito, in Europa, dal mesotelioma che, per di più, è un tumore latente, che può manifestarsi anche dopo quarant’anni».