Anticipato dal brano “IS THIS LOVE?”, in rotazione radiofonica da venerdì 28 gennaio, CORINNE BAILEY RAE torna il 14 febbraio con un disco (la cui pubblicazione è prevista solo per il mercato digitale) che è un vero e proprio manifesto verso l’amore. Si intitola appunto “THE LOVE EP” (Good Groove/Virgin Records) questo progetto di sole cinque tracce che raccoglie alcuni dei brani preferiti di Corinne registrati in tutto il mondo lungo il 2010 durante il tour di supporto per l’acclamato album “The Sea”. L’artista è attualmente impegnata nelle ultime tappe del suo tour mondiale prima di chiudersi nuovamente in studio per la registrazione del suo nuovo lavoro di inediti.
L’album continene una vera e propria miriade di influenze e di stili muovendosi da e per mondi musicali sempre diversi che vanno da “I Wanna Be Your Lover” con la partecipazione di Prince, a “Low Red Moon” con la chitarra heavy indie rock di Belly, passando attraverso un’interpretazione profonda del classico di Bob Marley “Is This Love?”, una registrazione di “My Love’ di Paul McCartney (influenzata da Stevie Wonder) e una versione di “Que Sera Sera” di Doris Day (ispirata da Sly & The Family Stone).
Come dice Corinne: “Ho registrato questo EP in viaggio, durante un concerto a Washington DC, rubando qualche ora in uno studio ad Amsterdam, registrando i back vocals sotto un piumino in una gelida New York, soffocando a Las Vegas perchè non potevamo registrare con i rumori dell’area condizionata accesa, facendo l’editing sull’autobus durante il tour in Corea e di corsa a Coachella, mentre cercavo di raggiungere il concerto di Sly Stone. Questo EP non è solo un tributo ai miei cantanti preferiti, queste canzoni sono una fotografia del mio anno in viaggio attraverso il mondo”.
CORINNE BAILEY RAE RACCONTA IL SUO NUOVO DISCO
“I Wanna Be Your Lover”
Ho conosciuto Prince durante I suoi concerti alla O2 Arena di Londra e mi ha incoraggiato tanto. Ero in adorazione durante il concerto, ma mi ha impressionato ancora di più l’aftershow, in cui ha suonato la chitarra in modo folle e ha suonato anche canzoni non sue. “I Wanna Be Your Lover” è una delle mie canzoni preferite di Prince, che mi ha dato l’occasione di cantare la musica sexy e ritmica che amo ma che non scrivo. La possibilità di cantare questa canzone è stato un sogno.
“Low Red Moon”
Belly era uno delle più importanti influenze per la mia prima band Helen. Ero ossessionata dal loro primo album ‘Star’ quando ero una teenager e ho imparato tanto di come suonare la chitarra ascoltandoli. Mi hanno fatto capire che la cosa più importante nella musica è esprimersi e di trasmettere idee, senza preeocuparsi di suonare come un virutoso. Ci siamo divertiti un mondo suonare questa canzone, è come un science-fiction soundtrack aggressivo degli anni 60.
“Is This Love?”
In casa nostra era la mia mamma la super fan di Bob Marley, anche se papà è caraibico non si interessava tanto di reggae. Sono cresciuta imparando che uno può essere se stesso e non si deve mai preoccupare della propria etnicità. Bob Marley è un autore talmente incredibile che puoi avvicinarti alle sue canzoni in mille modi diversi. Volevo cantare ‘Is This Love?’ e rallentare il ritmo per sottolineare l’emozione intensa del testo. Poi Steve Brown ha addattato la parte del pianoforte in modo che ricorda lo stile gospel e il piano di Carole Kind o Aretha Franklin, e ha dato al pezzo una nuova dimensione. Per finire il chitarrista John McCallum ha aggiunto il suo suono alla Hendrix/Curtis: il risultato è un mix delle mie influenze preferite, fuse insieme in una bellissima canzone.
“My Love”
La prima volta che ho sentito ‘My Love’ era ad un evento per Paul McCartney alla Casa Bianca, dove ero stata invitata a suonare. Un’orchestra di strumenti a corda la suonava e sono stata colpita dalla fragilità di quella melodia ascendente su ‘My love does it good’. Ero commossa dal rapporto fra Stevie Wonder e Paul Mcartney; il loro rispetto reciproco e il fatto che si conoscevano da tanto tempo. L’armonia di questo brano è stata decisamente influenzata dal suono di Stevie.
“Que Sera Sera’ (live)”
‘Que Sera Sera’ è una canzone che ho usato spesso per chiudere i concerti, in tutto il mondo. Amo la versione di Sly and the Family Stone, il modo in cui prende una cosa che sembra poesia per bambini e la trasforma in un grido filosofico, declamando ‘The future’s not ours to see’. A volte affronto il testo con rabbia, a volte mi arrendo alle parole. Che canzone straordinaria. Abbiamo registrato questa versione lunga a Washington una sera: la magia nell’aria ha fatto si che non volessimo più scendere dal palco. Spero che ascoltare la canzone sarà un divertimento tanto quanto è stata registrarla.
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