Giorgio Gaber
Giorgio Gaber

L’illogica utopia di Giorgio Gaber


“Se abbiamo già sperimentato quanto possa fare male una dittatura militare, non sappiamo ancora quanto possa fare male la dittatura della stupidità.” Sono parole di Giorgio Gaber. E sono pesanti come macigni. Il Signor G si è rivelato sempre pronto a fotografare storture, incoerenze, contraddizioni della realtà sociale e politica circostante. Con la sua scomparsa ha lasciato un vuoto incolmabile nella storia culturale del nostro paese. Sono passati appena otto anni dalla sua morte, ma sono già innumerevoli i volumi che cercano di raccontare la sua arte. Il libro “Gaber. L’illogica utopia” (Edizioni Chiarelettere, pag. 320, euro 59,00 ) è uno degli ultimi usciti, ma anche uno dei più completi. È un’autobiografia. Sì, perché a parlare è proprio Giorgio Gaber. Il giornalista e fotografo Guido Harari, che ha curato la realizzazione di quest’opera, ha setacciato gli archivi della Fondazione Giorgio Gaber e ha raccolto materiali audio e video, interviste, manoscritti, testi inediti. Così, grazie alle trascrizioni di tutto il materiale radunato, è lo stesso Gaber a raccontare nel libro il proprio percorso umano e artistico. E parte da Milano, la città che lui ha amato e cantato, il luogo in cui ha vissuto la sua infanzia e in cui ha conosciuto, una volta raggiunto il successo, un illimitato e costante amore del pubblico. Il Signor G racconta il suo approccio con la musica e i primi passi nel mondo dello spettacolo. Poi parla delle contraddizioni degli anni Settanta: “Rimpiango di quegli anni ciò di cui oggi molti sentono la mancanza: la tensione morale, il piacere di essere in tanti, la speranza di partecipare al cambiamento. Tutto è finito malissimo e troppo in fretta. Ho cominciato tanti anni fa a non riconoscermi più in quello che i giovani facevano in nome della politica, quando qualcuno cominciò a sparare. È allora che è iniziato il crollo degli anni Settanta e ogni possibilità di dialogo e cambiamento si è chiusa”. Il racconto di Gaber è accompagnato da una serie di immagini scovate negli archivi dei fotografi che lo hanno seguito nel corso della sua lunghissima carriera. Nel volume si possono trovare anche le copertine dei dischi, una cronologia dettagliata e la discografia completa. Sfogliando “L’illogica utopia” capita qualcosa di miracoloso: si riesce a sentire nuovamente la voce del Signor G, il suo timbro caldo ed elegante. E non si può fare a meno di immaginarlo ancora sul palco, con una luce soffusa che lo “abbraccia” con discrezione, mentre scuote le nostre coscienze con il suo teatro canzone.

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