Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles
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Rischio chiusura sezione italiana della scuola europea: lettere al direttore dell’IIC Federiga Bindi e al ministro Emma Bonino


Bruxelles, 23 ottobre 2013. Due giorni fa la lettera al direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles, Federiga Bindi, firmata dai genitori rappresentanti di classe della  sezione italiana della Scuola europea di Woluwe.

Oggi la lettera dell’eurodeputata Cristiana Muscardini al ministro degli Esteri Emma Bonino.

Il soggetto: «la minaccia che pesa sulla sezione italiana della Scuola europea di Woluwe (EEB2)» e la richiesta di «intervenire esercitando pressione al livello appropriato in difesa dell’insegnamento in italiano a Bruxelles».

«I fatti: le politiche di iscrizione degli ultimi anni sono state molto restrittive per la sezione italiana alla Scuola europea di Bruxelles II (Woluwe)», si legge nella lettera indirizzata alla professoressa Bindi.

«La proposta attuale per le iscrizioni 2014-15 del segretario generale K. Kivinen è ancora più restrittiva degli anni scorsi. L’autorità centrale per le iscrizioni discuterà questa proposta e dovrebbe formulare una raccomandazione al Consiglio superiore delle Scuole europee che dovrebbe adottarla formalmente in dicembre. L’obiettivo velato è la “morte naturale” (o piuttosto l’eutanasia non richiesta) della sezione, o per mancanza di alunni, o perché verranno accorpate le classi (prima con seconda ecc.), spingendo i genitori a ritirare i propri figli, perché il livello dell’insegnamento si deteriorerebbe».

«L’Italia è uno dei paesi fondatori dell’Unione europea e la sezione italiana è presente a Woluwe fin dalla sua apertura», sottolineano a gran voce le mamme e i papà.

«E’ vero che la scuola europea di Woluwe è sovraffollata, ma eliminare la sezione italiana comunque non risolverebbe il problema. I motivi del sovraffollamento sono molteplici. Tra questi: troppi allievi dei paesi dell’allargamento gonfiano la sezione inglese e francese perché i loro governi hanno scelto di non aprire sezioni proprie, godendo così del sistema di istruzione europea senza contribuire con insegnanti e risorse.

Nel caso di alcuni paesi, come l’Estonia, il numero di allievi è tale da giustificare l’apertura di una sezione propria, cosa che potrebbe avvenire in una delle altre scuole europee di Bruxelles. Inoltre, altri paesi, come la Finlandia e la Svezia, hanno deciso di tenere una sezione in una sola scuola, cioè quella di Woluwe, ma hanno un numero di allievi tale che alcune classi sono sdoppiate, contribuendo al sovraffollamento. Infine non va dimenticato che il Belgio, in qualità di paese ospite, dovrebbe mettere a disposizione spazi e strutture per nuove scuole europee, ma l’offerta attuale non soddisfa i bisogni».

«Noi, rappresentanti della sezione italiana a Woluwe, chiediamo che la politica di iscrizione sia più equa, e che tutti contribuiscano a diminuire la sovrappopolazione della scuola, garantendo la sopravvivenza vera della sezione italiana, peraltro uno degli obiettivi dichiarati della politica di iscrizione stessa».

«Le saremmo grati se volesse intervenire, in quanto direttore della più prestigiosa istituzione culturale italiana a Bruxelles ( e in Belgio), affinché la nostra sezione sia mantenuta e l’insegnamento in lingua italiana sia tutelato nel sistema delle scuole europee di Bruxelles», concludono i genitori rivolgendosi alla direttrice Bindi, che ha prontamente cominciato a far girare l’appello.

Dal suo canto Cristiana Muscardini, vicepresidente della commissione Commercio internazionale al Parlamento europeo, ha scritto al ministro degli Esteri, Emma Bonino, chiedendo una sua decisa presa di posizione sulla segnalazione, a lei giunta da alcuni docenti, della possibilità che la sezione  possa essere cancellata per i corsi del 2014-2015.

«Sarebbe un altro colpo che seguirebbe tutti quelli che abbiamo ricevuto in questi ultimi anni con la scomparsa dell’italiano in tante attività dell’Unione europea», scrive l’eurodeputata.

«Se la sezione italiana fosse soppressa, gli allievi italiani sarebbero costretti a frequentare altre sezioni linguistiche, se vogliono restare nella Scuola europea, o a iscriversi presso scuole belghe, a svantaggio della loro formazione e dell’uso della nostra lingua».

«Credo che il Rappresentante permanente dell’Italia presso l’UE possa avere un peso nel corso dei negoziati sulla questione, ma sarebbe opportuno che il Ministero degli Esteri facesse sentire la sua autorevole voce per tutelare un diritto che coinvolge molte nostre famiglie che vivono e lavorano a Bruxelles, con figli in età scolare».


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