Martina Infante
Martina Infante

Figli contesi, il PE chiama la Danimarca all’immediato rispetto dei diritti dei minori. E non dimentichiamo Martina Infante!


Bruxelles, 1 novembre 2013. La Commissione per le petizioni del Parlamento europeo ha approvato, con 20 voti favorevoli e uno contrario, la relazione sulla visita d’inchiesta che una sua delegazione ha effettuato in Danimarca lo scorso 20 e 21 giugno. A capo della delegazione, l’eurodeputata austriaca dei Liberali Angelika Werthmann, accompagnata dagli eurodeputati del PPE Peter Jahr (tedesco) e Carlos Iturgaiz Angulo (spagnolo).

L’obiettivo della visita era di esaminare la gestione, da parte delle autorità danesi, dei casi transfrontalieri di affidamento, in particolare quelli dei minori con un genitore non danese, e il rispetto del diritto di visita, a seguito del numero considerevole di petizioni, ben nove, presentate alla Commissione, da parte di coniugi stranieri: due americani, uno austriaco, due russi, un cinese, un filippino e due italiani. Di questi ultimi, Fabrizio Infante non ha notizie di sua figlia Martina, 17 anni, sottrattagli dalla madre danese da dieci, e Vincenzo Antonuccio non vede rispettato dal 2008 il suo diritto all’affidamento condiviso con l’ex moglie danese per le sue due figlie adolescenti.

Dalla relazione si rileva che l’Atto di responsabilità genitoriale danese – il quale rende obbligatori i contatti di un bambino con entrambi i genitori – crea  a volte effetti perversi, secondo i firmatari delle petizioni e gli stessi membri della delegazione, laddove le madri rischiano il carcere per proteggere i loro figli da padri che ne abusano, e questi ultimi ottengono contatti – se non, a volte, la piena custodia – dei minori su cui praticano violenza.

Nelle sue raccomandazioni la Commissione sottolinea che l’esclusione della Danimarca dall’assoggettamento a determinate disposizioni del Trattato UE non la sottraggono dal pieno rispetto degli obblighi politici previsti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo e dalla Convenzione dell’Aia sugli aspetti civili della sottrazione internazionale dei minori, del 1980.

La Commissione considera inaccettabile che l’esclusione dalle disposizioni del Trattato produca come risultato un’incertezza giuridica, con diverse conseguenze negative sui casi di affidamento internazionale dei minori, mettendo a repentaglio i diritti fondamentali dei bambini e causando loro  ulteriori traumi.

La Danimarca, indica la relazione, è urgentemente chiamata  a garantire la piena applicazione della Convenzione sulla responsabilità genitoriale e  protezione dei minori e del Regolamento Bruxelles II (relativo alla competenza, al riconoscimento e all’esecuzione delle decisioni in materia matrimoniale e di responsabilità genitoriale).

La Commissione ribadisce che mamme e papà di diversa nazionalità, cittadini e non dell’Unione europea, debbono godere degli stessi diritti in relazione all’affido, e ha invitato il Mediatore danese a porre una particolare attenzione alle potenziali discriminazioni relative alla nazionalità e al sesso quando decide su di una materia tanto sensibile.

«Il risultato ottenuto da questo voto», ha commentato Angelika Werthmann, «è un forte e chiaro segnale in sostegno ai cittadini toccati da tale dramma e ai loro figli. Ci aspettiamo che la Danimarca ponga in essere le nostre raccomandazioni, adesso».

«Non vi è più tempo da perdere visto che tutti questi casi coinvolgono madri di origine danese e non, e padri non danesi insieme ai loro figli, molto spesso di giovanissima età. E non sta a loro pagare il conto. Non si può assolutamente accettare che i diritti fondamentali dei cittadini più giovani non vengano rispettati».