Ucraina e ribelli si preparano a un nuovo, intenso ciclo di negoziati, mirati a mettere fine alla rivolta filorussa che ha aperto una grave crisi nell’ex repubblica sovietica e inasprito i rapporti Oriente e Occidente.
La precedente, fruttuosa serie di colloqui preliminari nella capitale bielorussa Minsk potrebbe spianare la strada a un secondo incontro venerdì e alla firma di un accordo finale. Ma visioni profondamente in contrasto sul ruolo dell’Ucraina in Europa e il suo sistema di governo nel complesso, minacciano di bloccare una soluzione alla crisi in corso da otto mesi.
Le milizie filorusse sono proliferate nell’est industrializzato dopo la svolta filoeuropeista di Kiev dello scorso inverno e la successiva destituzione dell’impopolare presidente – vicino a Mosca – Viktor Yanukovich.
Comandanti separatisti a Lugansk e Donetsk hanno da allora proclamato le rispettive repubbliche e non accetteranno compromessi al ribasso, inferiori al passaggio a una federazione in cui loro gestiscano i loro affari. Soluzione accettata dalla Russia ma respinta dai nazionalisti ucrainai, che formano parte importante del governo del presidente Petro Poroshenko.
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