Il poeta Leone D’Ambrosio non finisce mai di strabiliare a ragione delle sue novità letterarie e nel contempo col rilevare di sapersi esprimere con grande maestria e adeguata competenza all’interno del complesso mondo dei versi. In questo ultimo caso, si parla di una raccolta di trenta poesie, o meglio “Pujesie”, scelte nelle sue ultime pubblicazioni, dedicate al padre e alla madre, con l’aggiunta di alcuni testi inediti ambientati a Sperlonga e dedicati al figlio, alla nonna e al ricordo di persone conosciute, come Natalia Ginzburg, Raf Vallone, Alberto Moravia, con la peculiarità di essere tradotte in dialetto sperlongano,. Il libro edito dalla casa editrice “deComporre” di Gaeta si sviluppa su 66 pagine, in copertina, un’opera coloratissima della pittrice Anna Colaiacovo “Donna con fiori e Torre Truglia”, e con la singolarità di due vivaci prefazioni, la prima a cura del filosofo e docente universitario a Ferrara, Tommaso La Rocca, anche lui originario di Sperlonga, e l’altra, dello scrittore parigino Guillaume Chpaltine, personaggio vissuto per molto tempo nell’amena località turistica.
Il prof. Tommaso La Rocca, di fronte al nuovo lavoro di D’Ambrosio in proposito ha così dichiarato: “A Sperlonga la poesia è sempre stata di casa. Tutti, anche i pescatori e i contadini più incalliti dalla durezza del lavoro sognano. Anche i bambini e i vecchi qui sognano. Questa natura, questo mare e questo cielo ed anche la nostra storia e la nostra leggenda- noi veniamo da lontano- ci fanno sognare e ci rendono tutti poeti dentro. Ma solo a pochi, pochissimi è dato anche il dono di trascrivere in versi i sogni, le sensazioni e le emozioni poetiche. Poeti e scrittori ne abbiamo avuto nel passato del nostro paese. Ma questi si contano sulla punta delle dita e non hanno mai raggiunto la tua dimensione e la tua profondità. Oggi la tua poesia ha molte patrie: i tuoi libri sono stati tradotti in molte lingue, ma questa raccolta in dialetto sperlongano vuole avere anche questo significato: far apprezzare la tua poesia tra la gente del proprio paese perché tu possa essere considerato a ragione il poeta di Sperlonga. Non vorrei che ce ne accorgessimo troppo tardi.”
In questa nuova raccolta, D’Ambrosio ricorda nella nota introduttiva gli anni vissuti a Sperlonga e gli esordi poetici con l’approvazione di Libero De Libero, Natalia Ginzburg, Stanislao Nievo, Nicola Napolitano Guillaume Chpaltine, Alberto Lecco, Maria Luisa Spaziani, Rosetta Loy, Lorenza Mazzetti, Edith Bruck e Nelo Risi, personaggi del mondo letterario, conosciuti e diventati amici proprio tra i vicoli e il mare della città rivierasca.
Di particolare suggestione il pensiero di Guillaume Chpaltine, che nella circostanza si rivolge a Leone affermando: “Io, sono un tuo fan da molte stagioni a questa parte! Ti conosco da quando portavi i pantaloni corti e mi leggevi le tue prime poesie tra quei vicoli e piazzette tinte a calce, trasudanti di sole e di salsedine. Quando nel ‘50 scesi per la prima volta dalla vecchia corriera sgangherata che portava dalla stazione di Fondi alla piazzetta di Sperlonga, sì, la corriera arrivava proprio in piazza, fui letteralmente stordito dalla bellezza del luogo e vi rimasi per molto tempo. Mi sembra di essere in perfetta sintonia con i luoghi che sono quelli dei tuoi versi. Quello che colpisce nella tua poesia è che non c‘è nulla di superfluo, tutto è essenziale, gli oggetti, i paesaggi, il padre, la madre, gli odori. La tua è una poesia del reale, del vissuto, dell’emozione filtrata con cura dalle parole tue, come sassolini nel cuore.”
L’apprezzato libro di poesie di Leone D’Ambrosio si apre con una “Ode a Spelonghe”, i cui versi rappresentano un vero atto d’amore dell’autore nei confronti della propria terra. Ed oggi è il caso di affermare come lo scrittore di liriche sia divenuto una delle voci più significative della poesia italiana contemporanea.
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