Aprono al pubblico per la prima volta, solo fra il 23 aprile e il 12 giugno, le stanze private della Villa di Luigi Magnani, sede della Fondazione Magnani Rocca: la splendida Biblioteca con vista sul Parco Romantico e la Saletta della musica, il Salone grande, lo Studio di Magnani, le stanze del Commendator Giuseppe e di Donna Eugenia.
La Villa dei Capolavori, sede della Fondazione a Mamiano di Traversetolo presso Parma, offre così un’occasione unica e irripetibile per approfondire l’affascinante storia del suo fondatore (nato a Reggio Emilia nel 1906, morto a Mamiano nel 1984) visitando le stanze mai viste della sua dimora. Un omaggio al collezionista e alla storia della sua famiglia attraverso ambienti privati che custodiscono bellezze e segreti non ancora svelati, come le numerose opere che Magnani scelse per la sua raccolta d’arte e che non sono presenti nell’esposizione permanente della Fondazione: dipinti e disegni autografi di Renato Guttuso, Filippo de Pisis, Giacomo Manzù – amici di Magnani – finora celati alla vista del pubblico, poi lavori grafici di Goya, Ingres e Manet, oltre ai ritratti delle sorelle Ada e Lisetta realizzati da Eva Barrett fotografa-ritrattista della corte inglese e dei regnanti d’Italia, fra mobili e arredi di grande pregio.
Salendo le scale dal primo piano sarà così finalmente possibile visitare la Biblioteca di Magnani, con i suoi volumi dedicati alla storia dell’arte e i nudi maschili di De Pisis, pagine autobiografiche sui rapporti contrastati che si instauravano tra il pittore e i suoi modelli. Dalla Biblioteca si gode di una vista impareggiabile sul grande parco all’inglese della proprietà; vi sono esposti anche libri antichi e preziosi, tra cui edizioni omeriche e virgiliane di Bodoni, i Trattati di geometria e anatomia di Albrecht Dürer (Parigi, 1535) e il Ragguaglio delle nozze delle Maestà di Filippo Quinto e di Elisabetta Farnese (Parma, 1717) col cartiglio del corteo nuziale di Elisabetta, madre di Carlo III re di Spagna, di Filippo di Borbone duca di Parma e di Luigi Antonio (il Don Luis protagonista della grande tela di Goya al piano terra del museo, acquistata da Magnani nel 1974). Si possono vedere le testimonianze dirette dei rapporti di amicizia e stima di Magnani con gli artisti e gli intellettuali del tempo; lettere private, il diario degli illustri ospiti della Villa che vi apponevano pensieri personalizzati, firme, disegni come era solito fare Guttuso o poesie inedite come quella lasciata da Giuseppe Ungaretti, o ancora Eugenio Montale, amico fra i più cari di Magnani, di cui è esposto uno dei rarissimi dipinti.
A fianco della Biblioteca si trova la Saletta della musica, che offre un compendio dei gusti musicali di Magnani, celebre anche come musicista e musicologo; egli infatti, oltre a numerose introduzioni a libretti di opere eseguite alla Scala di Milano e in altri importanti teatri italiani, aveva redatto trattati che fanno parte della storia della musicologia. Numerosi sono gli spartiti, alcuni con composizioni dello stesso Magnani, accanto ai suoi amati vinili di Mozart, Beethoven, Mahler. Sulla parete invece, un manifesto del 1943 ricorda un concerto tenuto a Firenze e diretto dall’amico Carlo Zecchi con musiche di Haydn, Beethoven, Magnani stesso e Schumann.
Si arriva quindi al Salone grande, arredato con mobili e quadri Neoclassici e Impero dei primi dell’Ottocento, in linea col gusto che caratterizza gli arredi scelti per la sua dimora esposti stabilmente al pubblico. Dal salone si passa allo Studio in cui protagonista è la scrivania originale di Magnani, rigorosamente in stile Impero, dove egli scrisse i suoi coltissimi saggi su Morandi e Beethoven, fra opere di Manzù, Goya e Piranesi alle pareti.
Chiudono il percorso di visita due intime stanze che omaggiano i genitori di Luigi Magnani, alla memoria dei quali è dedicata, negli intenti del figlio, la costituzione della Fondazione Magnani-Rocca. Una è la Stanza del Commendatore Giuseppe, padre di Luigi e tra i più importanti imprenditori caseari in Italia, dove è ordinata un’altra sezione della biblioteca con i testi di letteratura italiana. Davanti alla stanza del Commendatore si trova la Stanza di Donna Eugenia Rocca, madre di Luigi, ricordata per la sua raffinata cultura, di cui è esposto a parete un arazzo da lei cucito negli anni Quaranta; in questo ambiente, un’ulteriore sezione della biblioteca conserva testi di letteratura francese in lingua originale, tra cui spiccano le opere predilette di Stendhal e Proust. Sotto l’arazzo si trova una spinetta londinese di fine Ottocento firmata Muzio Clementi.
Un’occasione di visita che, per la prima volta, arricchisce e aiuta ad ancor meglio conoscere la storia dell’eccezionale collezione permanente, con le opere di Tiziano, Van Dyck, Rubens, Goya, Canova, Dürer, Cézanne, Morandi, Burri, scelte da Magnani nel corso dell’intera vita seguendo quelle correspondances che tanto amava, a costituire una delle raccolte d’arte di origine privata più importanti al mondo.
La mostra “Severini. L’emozione e la regola”, allestita nelle sale a levante della grande Villa, completa l’itinerario multiforme che rende omaggio al fine gusto artistico di un collezionista unico, che ha saputo unire la passione per le arti con una profonda sapienza e umanità.
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