Arte e Musica: nella chiesa del Cinquecento, installazioni artistiche e musica elettronica


Ci sarà anche la musica elettronica nella storica Civita Castellana, per la XXVIII edizione di Civitafestival. Nel suggestivo spazio di Artceram, ricavato da un’antica chiesa di Frati Cappuccini del 1577, sbarca il progetto Entropiache dal 1997 esplora le possibili interazioni fra suono acustico e manipolazione elettronica e le sue contaminazioni con le diverse forme d’arte.

Il gruppo Entropia, fondato da Alex Marenga aka Amptek e dal Dr.Lops, è stato, nel tempo, al centro di innumerevoli interazioni artistiche e si avvale della collaborazione di musicisti diversi. La performance Between Lands, in scena il prossimo 18 luglio, si avvale della collaborazione della straordinaria vocalist Debora Longini e dell’eclettico percussionista Ivan Macera.

Con questo line up il progetto ha pubblicato un album nel 2015 intitolato proprio Between Lands, il cui sottotitolo è esplicativo Electro-folk Legends from Contemporary Tribes.

Elettronica e suono acustico si intersecano in una trama di ambienti sonori, dove la radice atavica del canto armonico, del canto popolare, delle diplofonie vocali, del suono dei diversi materiali si fonde alle manipolazioni sintetiche e ai ritmi digitali.

Percussioni sciamanici, grooves elettronici, ambienti sospesi, puntillisimi granulari si alternano nel flusso continuato di Between Lands e prenderanno vita nel corso della terza giornata del Civitafestival lunedì 18 luglio alle ore 21.30, nell’ex chiesa civitonica, ora showroom Artceram, dove a partire da sabato 16 luglio sarà possibile visitare anche la mostra Malsani arabeschi dell’artista locale Chiara Valeri.

La designer industriale, classe 1964, esporrà infatti parte della sua produzione: opere che sono racconti che si imprimono su carta illustrando un mondo interiore complesso e sfaccettato.

Immagini fatte “della materia dei sogni”, caratterizzate dalla bellezza del tratto e da una particolare atmosfera gotica, che ci prospettano un diverso surrealismo evocando le nostre paure, quelle che ci portiamo dietro dall’infanzia, e che ci spingono verso quell’Orco che, forse, non è mai veramente scomparso da sotto il nostro letto.

Lo stile della Valeri riconduce al macabro e al black humor inglese. I suoi tratti, originariamente a china e poi acrilico e acquarello, sono specifici segni di una pittura che evoca la stagione fiamminga, dove vengono rappresentati i conflitti dell’uomo rispetto alle regole imposte dalla morale. Qui, però, la redenzione non passa attraverso il racconto dei santi ma si risolve in un continuo e perturbante racconto delle zone più oscure della nostra coscienza.

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