Secondo i dati Eurostat, nel maggio 2016 nell’UE a 28 4 197 000 giovani, ossia il 18,6 % del totale, erano senza lavoro. Benché inferiore a quello dell’anno precedente (che era pari al 20,3 %), il tasso di disoccupazione giovanile rimane terribilmente elevato e dimostra che lo spettro di una “generazione perduta”, profilatosi sin dall’inizio della crisi economica e finanziaria, incombe ancora pericolosamente sul nostro continente. Eppure, in tutta l’UE le aziende fanno fatica a trovare giovani da assumere provvisti delle necessarie qualifiche.
Per trovare delle soluzioni a questo duplice problema, il CESE reputa indispensabile sferrare un’offensiva europea sulle competenze volta a rimediare alla mancata corrispondenza fra le qualifiche richieste sul mercato del lavoro e le effettive competenze di cui i giovani dispongono quando vi fanno il loro ingresso. Il CESE è convinto che, tra gli elementi fondamentali di una strategia intesa a risolvere questo urgente problema, debbano figurare l’educazione all’imprenditorialità e il potenziamento delle TIC e delle cosiddette “competenze trasversali”, nonché un sistema di apprendistato ben funzionante e misure per agevolare la mobilità.
L’educazione all’imprenditorialità dovrebbe puntare ad offrire a tutti coloro che ne beneficeranno l’opportunità di sviluppare la gamma di capacità e competenze necessarie per un imprenditore: segnatamente lo spirito di iniziativa, la capacità di tradurre le idee in azioni, la creatività, l’innovazione, la propensione al rischio, nonché le competenze in materia di gestione, comunicazione e lavoro di gruppo. Questo tipo di educazione dovrebbe far parte dei programmi a tutti i livelli dell’istruzione e della formazione, così da consentire lo sviluppo permanente di tali capacità lungo l’intero percorso scolastico. Anche le competenze e abilità digitali, che sono ormai parte integrante della vita economica e sociale di ciascuno di noi, dovrebbero del pari essere integrate in tutte le fasi e in tutte le forme della nostra educazione.
Apprendistati ben funzionanti, e altri sistemi di “apprendimento basato sul lavoro” di comprovata qualità, possono aiutare i giovani a compiere un passaggio più agevole dalla scuola all’impiego. I sistemi d’istruzione duale hanno dato prova di grande efficacia in questo campo, e i paesi UE che non li hanno ancora fatti propri dovrebbero valutare l’opportunità di adottarli sulla base di un confronto tra i costi di sviluppo di tali sistemi e i vantaggi che ne deriverebbero in termini di competitività delle imprese e opportunità occupazionali per i giovani. Rivestono inoltre grande importanza i partenariati tra scuole, centri di formazione, organizzazioni sindacali e mondo delle imprese, e i datori di lavoro parteciperanno tanto più volentieri a programmi di apprendistato quanto più questi ultimi saranno in grado di rispondere alle loro esigenze. A partire dal 2017 il CESE intende sostenere la creazione di partenariati di questo tipo nel quadro di un progetto comune con il Cedefop.
La mobilità è un altro elemento chiave per trovare un equilibrio tra l’occupabilità dei giovani in cerca di lavoro e le esigenze del mercato. Le competenze linguistiche sono essenziali affinché i cittadini europei possano muoversi, lavorare e apprendere in tutta libertà, e altrettanto importanti sono il riconoscimento e la trasparenza delle competenze e delle qualifiche. A questo proposito, la creazione di uno “spazio europeo delle competenze e delle qualifiche” sarebbe un passo di grande rilievo.
Infine, il CESE ritiene che gli investimenti destinati a migliorare l’occupabilità dei giovani rafforzandone le competenze siano cruciali per l’avvenire delle economie e delle società europee, e raccomanda perciò che le risorse stanziate dagli Stati membri per un’istruzione di qualità non siano considerate come spese bensì come investimenti essenziali per costruire un futuro migliore per tutti.
Il Comitato accoglie con favore la pubblicazione della Nuova agenda per le competenze per l’Europa della Commissione e sta elaborando un parere sull’argomento.
“Migliorare le competenze e l’occupabilità dei giovani non è affare che riguardi soltanto i giovani. La responsabilità in questo campo dovrebbe incombere a tutti i soggetti interessati – governi, scuole e università, parti sociali e altri ancora – e dovrebbe essere condivisa tra loro. I datori di lavoro, i lavoratori e gli attori della società civile organizzata sanno quali sono le competenze richieste nel mondo del lavoro e sono pronti a condividere il loro ricco patrimonio di conoscenze e di idee nate dall’esperienza per fare in modo che la prossima generazione di europei sia dotata delle capacità di costruire attivamente il proprio presente e il proprio futuro “, osserva Vladimíra Drbalová, relatrice di diversi pareri del CESE su questo argomento.
Iscriviti alla Newsletter ([wysija_subscribers_count list_id=”4″])
[wysija_form id=”1″] [post-marguee]