Il premier britannico, Theresa May, ha presentato ai capi di Stato di governo dell’Ue la sua proposta sullo status e i diritti di cui beneficeranno i cittadini europei dopo la Brexit, assicurando che saranno una priorità nei negoziati. May avrebbe detto ai leader Ue di voler fornire il massimo di certezza possibile ai tre milioni di cittadini europei che attualmente vivono nel Regno Unito.
Il primo punto dell’offerta è un chiaro impegno che a nessuno cittadino Ue che attualmente vive nel Regno Unito in modo legale verrà chiesto di lasciare il paese al momento della Brexit e che le famiglie non saranno separate. Secondo il secondo punto, a qualsiasi cittadino europeo con cinque anni di permanenza prima della data di uscita verrà concessa la residenza permanente e potrà beneficiare degli stessi diritti dei britannici per sanità, scuola, benefici sociali e pensioni. Ai cittadini europei che arriveranno nel Regno Unito prima della Brexit sarà data l’opportunità di restare per cinque anni per ottenere la residenza permanente. Al terzo punto, May ha assicurato che a tutti i cittadini europei saranno garantiti i diritti previsti dalla legislazione Ue fino alla data di uscita della Brexit. Al quarto punto, la premier ha promesso un periodo di grazia di due anni, durante il quale chi arriva sul territorio britannico prima dell’uscita avrà l’opportunità di regolarizzare il suo status sulla base delle nuove regole. Al quinto punto, May ha garantito che le procedure amministrative saranno il più semplici possibile, in particolare attraverso l’uso di strumenti digitali per le registrazioni.
Il premier britannico ha sottolineato che la reciprocità per i cittadini britannici che vivono nell’Ue e’ vitale. Intanto nella competizione per portare a Milano l’agenzia Ue per il farmaco (Ema), che assieme a quella dell’autorità di controllo per le banche (Eba) presto dovranno traslocare dal Regno Unito, l’Italia è decisa a far valere il peso di tutto quanto ha da offrire. E’ questo il senso della battaglia che ha condotto assieme a Olanda, Svezia, Spagna, affinché nella scelta finale, a novembre, tra le numerose candidature, possano prevalere i criteri di merito, contro quello di equilibrio geopolitico, a cui si appellano i Paesi dell’Est.
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