Sabato 14 settembre un programma da non perdere al Firenze Jazz Festival


Canzoni dedicate alla Resistenza, un libro monumentale dedicato a Miles Davis e il tributo a Joe Henderson. Sabato 14 settembre un programma da non perdere al Firenze Jazz Festival

Firenze 13 settembre 2019 – Dal libro che racconta la storia del genio del jazz Miles Davis, al tributo a Joe Henderson, passando dalla scoperta del jazz manouche con le sue influenze gitane, fino al grande concerto del chitarrista Marc Ribot per un sabato in Oltrarno all’insegna del jazz internazionale.

Dalla zattera sull’Arno, tra Ponte Vecchio e Ponte Santa Trinita, il fiorentino Nico Gori si esibisce con due ascolti per clarinetto -uno alle ore 19 e l’altro alle 21:30. Gori ha cominciato gli studi musicali giovanissimo (clarinetto, sassofono e pianoforte) e già da adolescente ha fatto della musica una professione, con esibizioni in ambito jazz, classico, con orchestre da ballo e di musica pop. Ha suonato e inciso, fra gli altri, con Tom Harrell, Fred Hersch, Stefano Bollani e la Vienna Art Orchestra.

Jacopo Martini a tre anni costringe i genitori a comprargli un mandolino, a otto un violino, poi la folgorazione per la chitarra. Martini suona jazz da sempre e oggi è riconosciuto dalla critica internazionale come uno dei migliori e più originali interpreti del jazz manouch – lo stile francese con influenze gitane. Ha svolto un’intensa attività concertistica e didattica in vari festival internazionali e vanta tra le sue collaborazioni nomi come Stefano Bollani, Franco Cerri, Lee koniz, Angelo Debarre, Stochelo Rosenberg, Enrico Rava, e Tiziana Ghiglioni. Con il Jacopo Martini Trio si esibisce alle ore 19 e alle ore 21 nel Circolo Rondinella del Torrino.
Doppio appuntamento in Sala Vanni con la presentazione alle ore 19 del libro dedicato a Miles Davis di Enrico Merlin, musicologo, compositore, musicista e uno dei maggiori esperti a livello internazionale del trombettista statunitense. Miles Davis 1959 sono 630 pagine in grande formato zeppe di informazioni, foto, riproduzioni di copertine di album e di articoli dell’epoca, interviste, analisi musicali, recensioni: tutti materiali ripescati con un incredibile e certosino lavoro di ricerca, durato anni. Il 1959 è uno degli anni più importanti della storia del jazz: escono capolavori del calibro di Ah Um (Charlie Mingus), The Shape of Jazz to Come (Ornette Colaman), Time Out (Dave Brubeck), Giant Steps (John Coltrane), Portrait in Jazz (Bill Evans), Anathomy of a Murder (Duke Ellington). E soprattutto esce nei negozi Kind of Blue, disco leggendario con un Miles Davis all’apice della propria poetica e alla testa di un sestetto irripetibile insieme a Cannonball Adderley, John Coltrane e Bill Evans.
A seguire, alle ore 20:15 il concerto di Federica Michisanti Horn Trio, formato da Michisanti al contrabbasso, Francesco Bigoni al sax tenore e clarinetto e Francesco Lento alla tromba e filicorno. Grazie all’assenza della batteria e del pianoforte viene messo ancor più in evidenza l’aspetto melodico e timbrico che dà alla composizione musicale l’opportunità di procedere in maniera contrappuntistica, in uno scambio continuo di parti. Federica Michisanti ha vinto il Top jazz 2018 della rivista Musica Jazz nella categoria nuovi talenti italiani ed il suo disco Silent Rides è al settimo posto tra i migliori dischi italiani nello stesso anno.
Il Santarosa Bistrot ospita il meraviglioso tributo al sassofonista statunitense Joe Henderson con il concerto In a Taurean Way di Fabio Morgera e Roberto Gatto alla batteria. Morgera è sempre stato influenzato della musica di Joe Henderson, di Woody Shaw, e di tutto il movimento musicale afroamericano del ’68 e dintorni, di cui apprezza anche i risvolti socio-politici. Il risultato è un tributo con arrangiamenti originali di brani come Power To The People e Afrocentric, dove il trombettista viene supportato da una sorta di dream band del jazz italiano (dalle ore 19.30).
Apre la serata di concerti in Piazza del Carmine KlondikeTrio del senese Francesco Fiorenzani alla chitarra, Luca Curcio al basso e Zeno De Rossi alla batteria. Il progetto Klondike ha un repertorio scritto appositamente per una formazione in trio che vuole essere una rilettura, attraverso un percorso di brani originali, del celebre format del guitar trio con influenze country e bluegrass. Fiorenzani ha studiato in Danimarca dove si è esibito al North Sea Jazz Festival, collabora con artisti quali David Binney, Simone Graziano, Silvia Bolognesi, Rosa Brunello, Maurizio Giammarco, e fa parte del gruppo del batterista Alessandro Paternesi. Il suo esordio discografico solista è del 2018, con l’album Silent Water.
A seguire si esibisce tra le suggestive luci di piazza del Carmine uno dei chitarristi più famosi del mondo, Marc Ribot. Songs of Resistance è il suo progetto più recente in cui i testi sui diritti civili e i canti dei movimenti antifascisti partigiani (con o senza la musica di accompagnamento originale) sono al centro della scena. La resistenza politica, sostiene Ribot, è parte della vita degli esseri umani, persone che amano, mangiano, piangono e talvolta ridono; il chitarrista ne ha cucito intorno e attraverso un repertorio totalmente originale che si fonde e si alterna a passaggi di free jazz, canzoni d’amore tra la resistenza musicale di Albert Ayler e di John Coltrane. Ribot è un intrepido sperimentatore ed è impossibile da inquadrare in generi musicali predefiniti , dal soul punk degli inizi al folk singing, dalla musica cubana al free jazz, dal rock alle colonne sonore. Impressionante è l’elenco delle sue collaborazioni, Tom Waits, Solomon Burke, Diana Krall, Beth Orton, Marianne Faithful, Arto Lindsay, Caetano Veloso, Laurie Anderson, McCoy Tyner, Medeski, Martin & Wood, Vinicio Capossela, Marisa Monte, Allen Ginsberg, The Black Keys, Elton John, solo per citarne alcune.
A concludere la penultima serata del Firenze Jazz Festival il consueto appuntamento alle ore 23.30 con la Jam Session al Tasso Hostel. Lo spazio è un’oasi creativa nell’Oltrarno fiorentino che promuove musicisti locali e internazionali ma anche poeti, attori, registi, stilisti e artisti.

Una delle novità di questa edizione del FJF è il temporary restaurant ispirato a Leonardo Da Vinci. Proprio a Firenze, il padre del Rinascimento italiano sperimentò insieme a Sandro Botticelli, con vari secoli di anticipo, un laboratorio di “nouvelle cuisine” con l’osteria “Tre Rane”. Nei giorni del Firenze Jazz Festival, grazie a “Le Tre Rane di Ruffino” si potranno così assaporare – su prenotazione obbligatoria – al ristorante Essenziale di Simone Cipriani, piatti inediti ispirati al genio rinascimentale. Il percorso enogastronomico prosegue però con Piazza del Carmine, grazie alla presenza di Taste of Jazz!, una selezione dei migliori foodtruck italiani ed internazionali attorno al Main Stage del Festival: espressione di una civiltà gastronomica unica, la migliore cucina toscana, spagnola, fusion ed etnica, che ha deciso di mettere le ruote alle proprie cucine.

Dall’11 al 15 settembre dalle ore 19.30 Piazza del Carmine ospiterà il gustoso appuntamento con Wine Talk di “Wine Corner Ruffino”. Alessandro Piscopo conduce una serie di incontri su cibo, vino, musica e cultura.

Foto di Barbara Rigon


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