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Ucraina: il Parlamento chiede misure più forti e solidarietà


Nel dibattito in plenaria con la Prima ministra estone Kaja Kallas, gli europarlamentari hanno chiesto maggior difesa UE, riduzione della dipendenza energetica e solidarietà con l’Ucraina

In apertura di dibattito, la Presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola ha affermato: “Dobbiamo riconsiderare il ruolo dell’Unione Europea in questo nuovo mondo.

Dobbiamo aumentare i nostri investimenti in difesa e in tecnologie innovative. È il momento di fare passi decisivi per garantire la sicurezza di tutti gli europei.

È il momento di costruire una vera politica europea di sicurezza e difesa e di ridurre la nostra dipendenza dal Cremlino”.

Sulla scia dell’invasione dell’Ucraina e in qualità di Prima ministra dell’Estonia, paese che condivide un confine di circa 300 km con la Russia, Kallas ha chiesto di rafforzare la difesa UE, di diminuire la dipendenza energetica e ha sottolineato l’importanza dell’alleanza NATO.

Ha poi parlato del futuro dell’Ucraina affermando: “È nel nostro interesse che l’Ucraina diventi più stabile, più prospera e che sia saldamente fondata sullo Stato di diritto. […] Dare all’Ucraina una prospettiva di adesione non è solo nel nostro interesse, ma è anche nostro dovere morale farlo. L’Ucraina non sta combattendo per l’Ucraina: sta combattendo per l’Europa”.

Proseguendo il suo discorso, si è rivolta direttamente ai cittadini russi assicurando loro che l’UE non sta agendo contro di loro e che le misure messe in atto sono volte a isolare il presidente Putin e il suo governo.

“Continuiamo a sperare in una Russia stabile e democratica, che sia rispettosa dei suoi vicini e governata dallo Stato di diritto” ha affermato.

Josep Borrell, Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza e Vicepresidente della Commissione europea, ha affermato che siamo entrati in una nuova era e che le conseguenze di questa guerra modelleranno le politiche europee per gli anni e i decenni a venire.

“Difendere i nostri valori liberali non sarà possibile a meno che non ci sia un impegno politico e che i cittadini siano disposti a pagarne il prezzo.

Sarebbero parole vuote, a meno di non essere disposti ad agire, ad essere più uniti, più coordinati, a pagare l’inevitabile prezzo che ogni cambiamento strutturale comporterà”.

Arnaud Danjean (PPE, Francia) ha chiesto agli Stati UE di agire all’unisono: “L’invasione russa dell’Ucraina è l’inizio di una nuova era e l’Europa deve trarre le dovute conclusioni.

Cosa significa in pratica? […] Abbiamo a nostra disposizione strumenti che devono solo essere usati. Ciò che ci è mancato non sono gli strumenti. No, ciò che ci è mancato è la volontà politica unanime dei nostri Stati membri”.

Nathalie Loiseau (Renew Europe, Francia) ha affermato che le azioni intraprese finora sono insufficienti. “Vediamo che questo non è abbastanza.

Dobbiamo fare di più per difendere gli ucraini e per difendere noi stessi. Dobbiamo usare meno petrolio e gas russo. Dobbiamo fornire più armi all’Ucraina. […] Dobbiamo proteggerci facendo sforzi significativi per migliorare la nostra spesa per la difesa”.


Iratxe García Pérez (Spagna, S&D) ha affermato che “non dobbiamo sacrificare mai più i diritti umani per il gas” e ha sottolineato la necessità di migliori infrastrutture energetiche.

Per quanto riguarda i rifugiati, ha affermato che l’UE ha bisogno di una tabella di marcia per correggere gli errori commessi nella crisi dei rifugiati del 2015: “Adesso dobbiamo concordare un’equa distribuzione dei rifugiati e stabilire un adeguato meccanismo di accoglienza.

Questa è l’occasione per disegnare una nuova politica migratoria basata, questa volta, sulla responsabilità e la solidarietà”.

Ska Keller (Verdi/ALE, Germania) ha affermato che Putin sta facendo guerra contro l’Europa come insieme; contro la democrazia, lo Stato di diritto e le libertà che sono valori universali. “Come Unione europea, come Unione costruita per la pace, dobbiamo agire per la sicurezza europea”.

Anna Fotyga (ECR, Polonia) ha coinciso nell’osservare che gli ucraini stanno combattendo una guerra giusta poiché stnno difendendo i loro territori, le loro famiglie e i civili innocenti contro crimini di guerra e crimini contro l’umanità.

“La sicurezza futura del nostro continente, e probabilmente la sicurezza globale, dipende molto dal risultato di questa guerra. Dobbiamo fare del nostro meglio per fermarlo”.

Chiedendo maggiori aiuti militari per l’Ucraina , Jaak Madison (ID, Estonia) ha affermato che “prima finisce la guerra in Ucraina, prima la Russia ritornerà nei propri territori, prima questi rifugiati […] potranno tornare nelle loro case.”

Infine, Martin Schirdewan (La Sinistra, Germania) ha affermato che l’uso della forza militare non è la soluzione a questo conflitto: “Se vogliamo offrire ai nostri figli un futuro di pace, dobbiamo fare dei passi concreti per il disarmo, per rafforzare le organizzazioni internazionali e per porre fine alle armi di distruzioni di massa.

Dovremo lavorare su un’architettura di sicurezza basata sul diritto internazionale, che consenta di risolvere i conflitti pacificamente attraverso la diplomazia”.


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