La natura, le sue creature, i suoi amori: il paesaggio del cuore di Laura Fabbri.
Parola che canta, suona, vibra, espande.
Ondula, sussulta e buca il foglio.
Sprizza come un gaiser da invisibili crateri sulla pagina e ti avvolge come un banco di nebbia benefico e affettuoso, col tepore del ghiacciaio, il fresco della radura soleggiata o il saltellare del fuoco in un camino.
Un flusso narrativo in perenne ossimoro.
E’ la storia – certo – il cuore de L’INGLESA. O forse , meglio ancora, il cuore al centro del racconto.
Il cuore e il suo scalpitio ininterrotto, il suo galoppo fra i sentimenti, il suo incedere epidermico e fremente.
Sulla pelle il fiato di personaggi intriganti, passionali, dal respiro potente, con falde genetice pregne di legami, radicate; relazioni sanguigne, sillabe su sillabe che si avviluppano, senza soluzione di continuità fra il dentro e il fuori, tra il senso del racconto, i sensi che lo dipanano, e la forma che tutto assume.
E’ una scrittura che vi respira, vi invade, vi legge. Dentro.
A soggetti capovolti.
La radura, la montagna, i boschi, le vallate, sono pretesti.
Al centro l’E’ di ciascuno, alla massima frequenza, nella più fluente e vera espressione.
Della Vita, eterna nell’attimo; essenziale e volitiva.
Se non siete mai stati letti da un libro che vi si è catapultato fra le mani, bussate alla porta de l’Inglesa.
Qualcuno, da dentro, vi aprirà: che sia lei, il lupo, il suo amore.
E mentre penserete di varcare voi quella soglia, ella vi entrerà nel profondo e abiterà in voi per sempre.