Ani DiFranco
Ani DiFranco

Ani DiFranco in concerto a Firenze


Si svolgerà al Teatro Puccini (via delle Cascine, 41) e non alla Cavea dell’Opera di Firenze – come annunciato in precedenza – l’atteso concerto fiorentino di Ani DiFranco. Lo spostamento è dovuto alle sfavorevoli previsioni meteo previste per il giorno dello spettacolo, giovedì 11 settembre. Da qui la scelta di un palco al chiuso.
Restano validi i biglietti già venduti in prevendita. Chi ha acquistato il tagliando online riceverà in queste ore una comunicazione sul cambio di programma. In ogni caso è possibile chiedere il rimborso, entro il 25 settembre, attraverso lo stesso canale di prevendita utilizzato.
Sei anni possono bastare. Tanto è passato dall’ultimo tour italiano di Ani DiFranco, gemma del cantautorato americano, indole ribelle, credo femminista e piglio dichiaratamente anticonformista. Un’artista che ha trapiantato in musica l’ideale della “Riot Grrrl”, vendendo milioni di dischi in tutto il mondo.
In primo piano, sul palco del Teatro Puccini, i capisaldi della sua ventennale carriera ma anche i brani del nuovo album “Allergic to Water”, in uscita il 14 ottobre, lavoro audace e personale che porta Ani in territori intimi e lo-fi, registrato e prodotto nello studio casalingo dal compagno Mike Napolitano.
Ad aprire la serata sarà la britannica Shabsi Mann, cantautrice rock folk sperimentale dalle influenze che spaziano dal folk Punjabi al garage anni’60.
Da un quarto di secolo Ani DiFranco incanta le platee con un sound intriso di soul, funk, jazz, elettronica e parole venate di rabbia e poesia. Lei continua a descriversi una “Little Folksinger” ma l’ascendente sulle nuove generazioni è un dato di fatto.

Tra i suoi 20 e più album pubblicati, tra cui il doppio cd live Living in Clip (1997) e le due retrospettive sulla sua carriera, Canon (2007), e la più recente “Which side are you on” (2012), Ani non ha mai smesso di evolvere, sperimentare, testare i limiti di ciò che può essere detto e cantato. La sua numerosa tribù spazia da Pete Seeger e Utah Phillips a tutta una nuova generazione di ventenni cantautori che sono cresciuti con le sue canzoni e spettacoli, oltre a personaggi del calibro di Prince, Maceo Parker, Bruce Springsteen, la Buffalo Philharmonic, Gillian Welch, Cyndi Lauper e l’attivista birmana e premio Nobel Aung San Suu Kyi, con cui ha incrociato in una miriade di modi.

All’inizio della sua carriera, Ani DiFranco ha fatto una scelta, oggi condivisa da molte persone ma controcorrente in quegli anni, di rifiutare accordi discografici di alcun tipo per essere il capo di se stessa. Nel corso degli anni tale decisione si è guadagnata molta attenzione e stima, ma non è mai stata la ragione principale per cui ha fatto registrare il tutto esaurito ai suoi spettacoli in giro per il mondo o perché i fan discutano ogni sfumatura dei suoi testi e numerosi artisti chiedano a gran voce di lavorare con lei.

La vera ragione è stata quella di poter utilizzare la sua voce e la sua chitarra il più onestamente e liberamente possibile, scrivere e suonare canzoni che provengono direttamente dalla propria esperienza, dalla sua immaginazione senza limiti, dal suo tagliente spirito. Lo ha fatto in bar rumorosi con nient’altro che la testa rasata e una chitarra solitario nel 1990, e lo sta facendo con rinnovata intensità ancora oggi. 

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