Alla vigilia dell’intervento di Barack Obama all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e’ iniziata nella notte l’annunciata offensiva aerea contro gli jihadisti sunniti dello Stato ISlamico (Isis) in Siria.
Operazione guidata dagli Usa ma alla quale partecipano diversi Paesi arabi della regione, tra cui, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Barhein e Qatar anche se non e’ chiaro quale sia il ruolo giocato dai singoli alleati Usa del Golfo. Lo ha annunciato il portavoce del Pentagono, il contrammiraglio John Kirby, specificando che sono in corso “bombardamenti aerei e il lancio di missili da crociera Tomahawk (fino a 2.500 km di gittata). Visto che le azioni sono in corso non siamo in grado di fornire ulteriori elementi”.
I raid si stanno concentrando sulla zona di Raqqa, la roccaforte di Isis in Siria, dove il 28 luglio 2013 venne rapito il gesuita padre Paolo Dall’Oglio. Obama nei giorni scorsi aveva avvertito Isis che non avrebbe potuto contare su alcun rifugio sicuro in cui nascondersi. Il regime siriano di Bashar Assad sostiene di essere stato informato dell’inizio dei raid nonostante Washington avesse ripetutamente ribadito nei giorni scorsi che avrebbe agito senza chiedere alcuna autorizzazione a Damasco.
All’operazione hanno preso parte per la prima volta nella storia i piu’ sosfisticati caccia Usa, gli F-22 Raptor, aerei completamente invisibili ai radar (stealth) che non sono mai stati impiegati in azione dalla loro entrata in servizio nel dicembre del 2005.
Fonti del Pentagono informano che almeno un incrociatorwe lanciamissili e’ impegnato nell’azione con il lancio di missili da crociera Tomahawak dal Golfo Persico dove staziona la squadra navale della portaerei a propulsione nucleare George H. W. Bush. Nell’operazione sono anche usati decine di droni.
Il ministero degli Esteri siriano sostiene che “gli americani hanno informato la delegazione siriana alle Nazioni Unite che bombardamenti sarebbero stati effettuati contro i terroristi di Isis a Raqqa”, nel nord del Paese. (AGI)
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