Dopo quasi dieci anni dal debutto di ‘Employment’, il disco che ha consacrato la band di Leeds come una tra le più originali della scena rock britannica, i Kaiser Chiefs tornano in tour nel nostro paese con ben quattro date. A Firenze appuntamento giovedì 16 ottobre al Viper Theatre (ore 21,30 – biglietto posto unico 25 euro – prevendite abituali).
Reduci da festival importanti come Lollapalooza e Glastonbury, il quintetto britannico presenterà ai fan italiani i brani di ‘Education, Education, Education & War’ (Universal), il nuovo album uscito lo scorso aprile e subito schizzato in vetta alla classifica Uk.
Composto tra Londra, Los Angeles e Nashville, prodotto da Ben H. Allen III (Gnarls Barkley, Animal Collective, Deerhunter), “Education, Education, Education & War” è stato registrato ai Maze Studio di Atlanta (Georgia) e missato ai leggendari Electric Lady Studios da Michael Brauer (My Morning Jacket, Pet Shop Boys, Coldplay).
Dieci canzoni inedite, alcune delle quali anticipate dal vivo dalla band durante il Lollapaolloza Festival in Sudamerica, l’indimenticabile concerto ad Hyde Park e il gigantesco homecoming show alla Leeds Arena.
EDUCATION, EDUCATION, EDUCATION & WAR – Dopo oltre 10 anni, quattro album di platino con record di vendite, una raffica di dieci singoli e 3 Brit Awards, sarebbe stato semplice per i Kaiser Chiefs sedersi sugli allori e godersi il caldo bagliore di una delle band UK più amate nel mondo.
Ma alla fine del 2012 un cambiamento ha rinnovato la sfida: l’addio di Nick Hodgson, membro fondatore e batterista dei Kaiser Chiefs. Un evento che avrebbe potuto far deragliare la band, e che ha invece acceso un nuovo fuoco, generando nei Kaiser Chiefs un periodo di rivalutazione. Da questa fase è nato l’album più appassionato, “Education, Education, Education & War”.
Spiega il vocalist Ricky Wilson: “In un primo momento le canzoni provenivano da una rabbia molto personale, ma poi ho ripensato a quello che mi è piaciuto scrivere e quello che ho apprezzato è stato guardare intorno e scrivere di quello che vedevo. E così ho cominciato a comporre canzoni sul vivere in questo Paese”.
Il titolo dell’album è un riferimento al famoso discorso di Tony Blair del 2005 sul potere dell’educazione. Si tratta di un album che misura gli stati d’animo di una nazione da sette anni in fase di recessione, gente disperata in cerca di lavoro e piena di debiti, sospettosa delle aziende, delle grandi imprese e del governo. Un popolo desideroso di compassione, comprensione e speranza. E che nel centenario della prima guerra mondiale mette in discussione anche il ruolo e l’importanza dei conflitti moderni, le guerre combattute in Afghanistan e in Iraq, la potenza diminuita di un impero.
“Non credo che una band abbia la responsabilità di dire qualcosa di più di canzoni d’amore, ma se il dubbio è entrato nella tua mente puoi anche smettere di scrivere canzoni d’amore ed iniziare a scrivere canzoni su quello che sta succedendo nella tua strada”, continua Wilson.
I Kaiser Chiefs appaiono galvanizzati. Rinforzati dall’ingresso del nuovo batterista Vijay Mistry (ex Club Smith), ed ispirati da un profondo senso di libertà. Sono arrabbiati, sì, ma sono anche ispirati, ambiziosi e affamati di successo.
L’album è stato registrato in Atlanta, Georgia. Una mossa che ha dato alla band la possibilità di vedere se stessi da una nuova prospettiva. “Una cosa strana lavorare in America, ed è stato un bene per noi perché a differenza di alcune band che lavorano in America e finiscono per suonare americano, penso si sia consolidato il nostro stile britannico”, dice Wilson.
Hanno assunto Ben H. Allen III come produttore, impressionati dal suo lavoro espressivo sui recenti album di Animal Collective, Deerhunter e Youth Lagoon, così come dalla sua produzione per Gnarls Barkley e Cee – Lo Green.
Sono canzoni di lotta, muscolari, orgogliose, veri e propri inni. Dal sound di “Coming Home” alla deriva di “Roses” fino ad arrivare alla marcia inarrestabile di “Cannons”. Un ritratto dei tempi moderni: fabbriche, uffici di collocamento, campi di battaglia, fango sugli stivali, nostalgia, amore e solitudine. Opere di ambiziosa sperimentazione musicale, con risate a crepapelle ed assoli di chitarra. Allo stesso tempo tracce che non perdono il loro legame emotivo: i testi di Wilson restano intrisi di rabbia, dolore e senso di perdita.
Una band rigenerata che sa esattamente ciò che è possibile ottenere con la lealtà, la solidarietà e il rifiuto di accettare la sconfitta. “You and me on the front line – You and me, every time – It’s always you and me, we’re bows and arrows – You!: “Bows and Arrows” il grido di battaglia dell’album, rappresenta un inno sia per la band sia per questi tempi.
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