Bruxelles, 17 marzo 2015. “Un insopportabile effetto discriminatorio che riduce la concorrenza e crea una casta professionale cui possono accedere tendenzialmente i più ricchi, non necessariamente i più bravi, spazzando via dalla professione migliaia di avvocati, soprattutto i più giovani, redditualmente più deboli”. A dichiararlo è l’eurodeputato M5S Ignazio Corrao che, accogliendo il disappunto di migliaia di giovani avvocati italiani, ha posto con una interrogazione alla Commissione europea la questione relativa alla recente riforma dell’ordinamento forense.
“L’articolo 21 commi 8-9 della Legge 247/2012 di tale riforma – spiega Corrao – ha stabilito che l’iscrizione all’Albo professionale comporti la contestuale iscrizione alla Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense e l’obbligo di corrispondere i contributi previdenziali, a prescindere dalla capacità reddituale, pena la cancellazione dall’Albo stesso. Ciò comporta, ad esempio, che per i giovani avvocati, anche in assenza di guadagni, vi è l’obbligo di pagamento di circa 850 euro, a fronte del riconoscimento di soli sei mesi contributivi annui”.
“L’Italia – sottolinea l’eurodeputato siciliano – applica norme che tutelano gli interessi di pochi ricchi e potenti, scavalcando il più elementare buon senso e le vigenti norme europee, considerando che, in questo caso, tale riforma non solo scoraggia le giovani professionalità a esercitare un mestiere nobile e antico, ma agevola soltanto gli affermati professionisti che, sebbene abbiano raggiunto tale status per meriti acquisiti negli anni, avranno meno concorrenza considerando che molti avvocati rischiano di essere cancellati dall’albo professionale perché non hanno la possibilità di pagare tasse vuoto per pieno, a prescindere dal fatturato”.
L’eurodeputato si rivolge all’esecutivo di Bruxelles chiedendo “se non ritenga che la normativa italiana violi il principio di libera concorrenza ex artt. 101 e 102 TFEU e ostacoli l’accesso alla professione e libera circolazione dei servizi tutelata dagli artt. 106, 55 e ss. TFUE”. E ancora, si legge nell’interrogazione, “se non ritenga che la normativa violi l’art. 21 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione europea che vieta qualsiasi forma di discriminazione fondata anche sul carattere patrimoniale e infine se non ritenga utile uniformare la disciplina che regola l’accesso alla previdenza forense in tutti i Paesi UE”.
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