Uno spazio che raccoglie il palco e la platea in un unico contenitore e che suggerisce – con i giochi di luce e di grafica, le linee architettoniche, la tecnologica e i movimenti scenici – lo sbocciare di un fiore.
E’ l’idea di Riccardo Bocchini, l’architetto che torna a firmare la scenografia per il 66esima Festival di Sanremo.
“Lo sbocciare del fiore – spiega – è rappresentato in maniera subliminale: dall’apertura sull’asse orizzontale del sipario in ledwall prima concavo e poi convesso, e dall’apertura sull’asse verticale del sipario Kinetic polarizzato”.
E non manca la scala, protagonista di tanti Festival, che Bocchini reinterpreta partendo dall’idea del piccolo bicchiere richiudibile: “Le persone della mia generazione – ricorda – lo hanno usato in molte situazioni. E’ davvero un oggetto cult degli anni ’60. E anche questo elemento scenografico ci permetterà di trasformare la scena nella forma, nelle atmosfere e nei colori, “personalizzandoli” per ogni artista”.
La scenografia è impreziosita, inoltre, dalle sculture in policarbonato artistico dello scultore Davide Dall’Osso: “Il maestro è intervenuto con la sua preziosa arte – conclude Riccardo Bocchini – su alcuni punti della mia scenografia : un connubio tra due arti che arricchisce sicuramente il valore dell’immagine globale.
L’idea è quella di cogliere e portare fin dentro la scena di Sanremo quello che gli spagnoli chiamano “el duende”, lo spirito che “possiede” l’artista – la sua anima, il suo corpo – nel momento del suo maggior splendore. E questo rappresentano anche le sculture, ballerine, collocate nell’atrio dell’Ariston”.
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