Voina: l’intervista per il nuovo disco “Alcol, Schifo e Nostalgia”


Inadatti, sporchi e rudi, ma soprattutto efficaci rappresentanti di un disagio emotivo divenuto generazionale: quello dei Voina è un atteso ritorno reso possibile da una campagna di successo su Music Raiser e dal contributo di INRI (già label di Levante, Linea 77, Bianco, etc.).

Il nuovo album dal titolo “Alcol, Schifo e Nostalgia” esce a due anni dal precedente “Noi Non Siamo Infinito”, disco che li fece rapidamente apprezzare lungo tutto lo Stivale collezionando oltre 60 date e arrivando a ricevere il premio del MEI (Meeting etichette indipendenti) come Migliore Band Emergente del 2016.

Oggi la band con base a Lanciano – formata da Ivo Bucci, Domenico e Nicola Candeloro e Daniele Paolucci – sottolinea l’appartenenza alla scena rock nostrana con un nuovo lavoro spudoratamente senza filtri, registrato live per restituire quel sound sboccato e pieno di lividi che li contraddistingue.

Abbiamo incontrato i Voina, ecco cosa ci hanno raccontato in questa chiacchierata.

Il 3 marzo è uscito il vostro secondo album “Alcol, Schifo e Nostalgia”. Prima di tutto come nasce la scelta del titolo?
E’ stato scelto dopo aver finito le registrazioni. Dopo vari ascolti, ci siamo resi conto che erano le parole e i temi che venivano ripetuti più spesso nell’album.

Durante le fasi di registrazione dell’album quanta tensione c’è stata tra di voi? Chi è il polemico del gruppo?
In realtà non molta, soprattutto considerando il poco tempo a disposizione per registrare e terminare l’album. Forse non abbiamo avuto nemmeno tempo per sentire la tensione. Poi certo, ogni tanto qualcuno sbroccava ma in fondo è ordinaria amministrazione.

Dal vostro esordio discografico ad oggi, come siete cambiati?
Siamo più vecchi, più brutti e meno capaci.

Il primo singolo “Io non ho quel non so che” ha registrato – in anticipo sulla release ufficiale – il primo posto nella classifica Viral Italia di Spotify. Come è nata questa canzone?
Nasce da una meravigliosa frase di Kurt Cobain che in “Smell like teen Spirit” dice “Sono il peggiore in quel che faccio meglio”. E’ una frase che esprime perfettamente quello che proviamo in questo particolare periodo storico . Non voglio dover fare di tutto per essere speciale, per essere sempre brillante, per avere la foto giusta da postare all’orario giusto per avere i giusti like. Voglio rivendicare il mio diritto ad essere un perdente, a non essere bravo in tutto. Se tutti quanti eliminiamo i nostri difetti con photoshop poi ci assomigliamo tutti. E questo fa terribilmente davvero paura

Da sabato 11 marzo sarete in tour. Che atmosfera si respira durante i vostri concerti?
Nelle serate buone è un disastro, in quelle meno buone una splendida catastrofe.

C’è qualcosa che fate prima di un vostro concerto? Un rito scaramantico o qualcosa che vi porti fortuna?
Beviamo qualche birra e ci facciamo venire l’ansia per qualsiasi cosa. L’ansia tiene giovani.

Cosa ascoltano i Voina quando non suonano?
Jazz mentre sorseggiavamo brandy in vestaglia da camera.

Cosa ci riserverà la vostra musica nei prossimi mesi?
Portiamo in giro questo disco fino a quando la gente non ci chiederà in ginocchio di smetterla. A quel punto tireremo fuori un altro disco che nessuno ci aveva chiesto.

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