“È passato tanto tempo…”, inizia con questa frase Se cerchi un eroe…non sono io, il nuovo brano di Marcello Pieri. E in effetti di tempo ne è passato da quando l’artista romagnolo spopolava in radio con il suo pop-blues sfacciato e vitale. Erano gli anni Novanta e Pieri non sbagliava un brano: Se fai l’amore come cammini, Pio, Al ritorno dal mare. Ma anche pezzi meno commerciali come Due barchette di carta sul mare, Il cuore in pace, Il tempo, che mostravano un talento compositivo che era stato già captato dalle orecchie attente di Vasco Rossi e Gianna Nannini. Poi nel 1997 qualcosa si ruppe nell’ingranaggio che lo teneva legato al mondo discografico e si ritirò dalle scene. In questi anni di assenza Marcello non si è certo annoiato, ha avuto una vita molto movimentata e non ha mai smesso di scrivere canzoni. In questa intervista ripercorriamo insieme la sua storia: il successo, i sodalizi, le scelte e gli incontri, catapultandoci poi nel futuro senza rimpianti.
Marcello, partiamo da Se cerchi un eroe…non sono io. Cosa rappresenta per te questo nuovo brano?
Nasce in uno di quei momenti in cui metti in dubbio tutte quante le tue certezze: senti che non hai più voglia di combattere contro le ineguaglianze, e ti sembra quasi che abbiano ragione quelli che dicono io non vado a votare tanto son tutti uguali. Invece no, come canto nel brano, “non è più tempo di stare in silenzio”.
Facciamo un passo indietro, torniamo agli anni Novanta, quando la tua musica passava quotidianamente in radio. Come vivesti quel successo esplosivo?
Furono anni molto belli, pieni di soddisfazioni. In pratica realizzai il mio sogno di quando ero bambino e cantavo davanti allo specchio con la spazzola in mano, al posto del microfono, chiuso dentro la mia cameretta. In quegli anni ho potuto anche aiutare i miei genitori a finire di pagare il mutuo del podere. Eravamo una famiglia molto unita quindi, come si dice dalle mie parti, ‘ce ne facevamo conto’.
È vero che apristi anche i concerti italiani di Bob Dylan?
Sì, è vero. Nel 1993 aprii i due concerti italiani di Dylan, il mio mito, a Milano e a Pisa. Che dire, un uomo molto riservato che girava dietro al palco con il cappuccio sulla testa. Ebbi la sensazione che si sentisse molto solo.
In quegli anni incassasti attestati di stima da più parti, su tutti da Vasco Rossi e Gianna Nannini, con i quali nacquero importanti collaborazioni.
Sì, loro si mostrarono interessati al il mio modo di scrivere. Con entrambi ci frequentammo per un periodo: io e Gianna scrivemmo insieme il brano Principe azzurro, da lei inciso nell’album Per forza e per amore, mentre con Vasco nacque La canzone per conquistare le ragazze da me registrata nel 1997. Poi con Vasco ebbi un feroce litigio che interruppe il nostro rapporto, da lì la mia decisione di lasciare l’ambiente musicale.
Nel 1997 hai scritto anche il brano In punta di piedi su richiesta di Marco Pantani. Come andò il vostro incontro?
Un giorno Marco Pantani mi telefonò chiedendomi una specie di suo ritratto in forma canzone perché voleva presentarsi a Sanremo. Aveva infatti una grande passione per il canto. Cosi ci frequentammo, anche perché lui era di Cesenatico e io di Cesena, appena 20 km di distanza, e conobbi un uomo dalla volontà eccezionale. Cercai di dipingerlo d’istinto e a lui piacque tanto la canzone In punta di piedi. La prima cosa che disse fu “Osta, ma questa dovrebbe cantarla Renato Zero”, di cui era grande fan. Incredibilmente una frase di quella canzone si rivelò profetica: “Io me ne andrò come sono arrivato…in punta di piedi”.
Poi a un certo punto sei sparito dalle scene musicali. Perché?
Nel 1997, dopo la pubblicazione con la EMI dell’album L’amore è sempre in giro e dopo il litigio con Vasco, decisi di fare altro, cosi partii per la Cina dove rimasi 7 anni a vendere tessuti.
Cos’altro hai fatto negli anni che sei stato lontano dagli studi di registrazione?
Terminata l’esperienza cinese, dopo la morte di mio padre e di mia sorella ho cominciato a occuparmi dell’azienda agricola di famiglia, dedicandomi all’agricoltura biodinamica e alla vendita diretta dei miei prodotti, senza mai però smettere di scrivere canzoni.
Qual è oggi il tuo rapporto con la musica in generale e con la canzone d’autore?
Oggi ascolto tanta musica di tanti generi. Tra gli italiani prediligo Ivano Fossati, Pino Daniele, Maurizio Fabrizio, Lucio Battisti, De André, De Gregori, Tiziano Ferro e naturalmente Marcello Pieri.
Cosa c’è nel tuo futuro?
C’è un album nuovo che esce quest’anno, a ventuno anni dal precedente, e poi tornerò a cantare nella mia cameretta davanti allo specchio, con la spazzola al posto del microfono
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