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Fuga dalla Libia in fiamme, via anche francesi e tedeschi


Sono più di 120 gli italiani che hanno lasciato la Libia. Lo ha reso noto la Farnesina, specificando che su richiesta di alcuni governi, l’Italia si è occupata anche della partenza di 30 persone di nazionalità diversa. L’ambasciata sta provvedendo a contattare tutti gli italiani la cui presenza in Libia è stata registrata così da organizzare ulteriori trasferimenti. Altri voli sono già in programma per i prossimi giorni. Per il deteriorarsi della crisi, il ministro degli Affari esteri, Federica Mogherini, ha presieduto una riunione di coordinamento con la nostra Ambasciata e l’unità di crisi. Al centro dell’incontro, le prospettive del dialogo politico nel paese e le condizioni di sicurezza, in particolare per i nostri connazionali e il personale della rappresentanza diplomatica.
Il nuovo Parlamento libico terrà una riunione d’urgenza sabato a Tobruk, a est di Bengasi. Lo annuncia il deputato Abu Bakr Biira, che dovrà presiedere la sessione. Il Parlamento libico doveva prendere le sue funzioni originariamente il 4 agosto a Bengasi ma “vista la situazione di pericolo” è stata spostata e anticipata a Tobruk.
E’ tregua temporanea a Tripoli tra le milizie che si combattono nei pressi del principale deposito di benzina e gas che rifornisce la capitale libica. Lo affermano fonti locali, precisando che il cessate il fuoco dovrebbe permettere di spegnere l’incendio che avviluppa l’impianto.
L’economia tunisina “è precaria” e il Paese non è in grado di ricevere le migliaia di persone in fuga dalla Libia, tanto che Tunisi si dice pronta a chiudere le frontiere. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri tunisino, Mongi Hamdi, precisando che ogni giorno arrivano dalla Libia “tra le 5.000 e le 6.000” persone.
“Sono almeno 50” i cadaveri trovati stamani nella base delle Forze speciali libiche conquistata dai miliziani islamici a Bengasi dopo 48 di battaglia. Lo riferiscono fonti mediche citate dai media internazionali. Altri 25 cadaveri di persone uccise negli scontri sono stati portati negli obitori degli ospedali.
Tra i francesi evacuati dalla Libia, secondo fonti diplomatiche transalpine, c’è anche l’ambasciatore di Francia a Tripoli. “Tenuto conto della situazione di sicurezza, i locali occupati dalla nostra ambasciata sono temporaneamente chiusi”, ha confermato all’Afp il portavoce aggiunto del ministero degli Esteri, Vincent Floreani.
Via francesi e britannici. La Francia ha evacuato dalla Libia un gruppo di cittadini francesi e britannici, “via nave”. Lo ha riferito il portavoce del governo di Parigi, Stephane Le Foll al termine del consiglio dei ministri settimanale, senza precisare il numero di persone coinvolte. Gli evacuati, secondo precisazioni fornite da fonti diplomatiche transalpine, sono 55 francesi e sette cittadini britannici, individuati e radunati dall’ambasciata di Francia a Tripoli, rimasta aperta fino a ieri per assicurare l’operazione. A trasportarli fino in Europa è stata una nave della Marina francese.
La Farnesina smentisce che l’Italia abbia deciso di inviare in Libia 7 Canadair per contrastare gli incendi divampati in depositi di petrolio e gas colpiti da razzi nei combattimenti per l’aeroporto di Tripoli. Lo si apprende da fonti della stessa Farnesina. L’Italia continua tuttavia a valutare tutte le opzioni per fornire aiuti alla Libia, in virtù del suo impegno nel Paese, tenendo conto delle enormi difficoltà tecniche e del fatto che l’area interessata è stata terreno di scontri tra milizie dal 13 luglio. L’ ambasciata d’Italia continua ad assicurare il massimo impegno a tutela della collettività e degli interessi italiani in Libia. La notizia della decisione dell’invio di Canadair era contenuta in una nota di Tripoli diffusa sul sito del governo libico ad interim.
Alla luce dell’intensificarsi degli scontri armati e del deterioramento della situazione di sicurezza, il governo di Belgrado ha invitato tutti i cittadini serbi a lasciare al più presto la Libia e ad astenersi dal recarsi in quel paese. Il ministro degli esteri Ivica Dacic, in un comunicato, ha detto che l’ambasciata serba a Tripoli resta aperta ma e’ in condizioni di poter fornire una limitata assistenza consolare.
Tutti i cittadini francesi attualmente in Libia “sono stati invitati a lasciare il Paese ed entrare al più presto in contatto con l’ambasciata a Tripoli a tale scopo”. Lo ha ribadito il portavoce del ministero degli Esteri transalpino, precisando che “tutto il possibile è stato fatto per facilitarne la partenza”. La comunità francese in Libia, sottolinea il Quai d’Orsay, “è al momento molto ridotta di numero”. Già domenica il ministero aveva invitato i francesi a lasciare la Libia.
La Germania ha richiamato il personale diplomatico dalla Libia. Lo ha affermato oggi a Berlino un portavoce del ministero degli Esteri in conferenza stampa, parlando di ”evacuazione”. L’ambasciata a Tripoli, tuttavia, ”non è ancora” chiusa, e impiegati locali sono tuttora in servizio. A causa della pericolosità della situazione, Berlino aveva invitato i cittadini tedeschi a lasciare il paese nel weekend, mettendo in guardia dal sito del ministero dal ”rischio di rapimenti e attentati”.
Dopo l’incendio ad un deposito di benzina, colpito stanotte da un razzo durante gli scontri vicino Tripoli, ha preso fuoco un secondo serbatoio di carburante e la situazione è “molto pericolosa”. Lo rende noto il governo libico parlando di rischio di “catastrofe umanitaria e ambientale dalle conseguenze difficili da prevedere”.
Nessun ordine di evacuazione, ma gli italiani che hanno voluto lasciare la Libia sull’orlo di una nuova guerra civile, hanno potuto farlo “sotto protezione”. E sono più di 100, ha reso noto la Farnesina, quelli trasferiti fuori dal Paese negli ultimi giorni. “Di fronte dell’aggravarsi della crisi in Libia, il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, ha disposto da giorni un piano di tutela dei connazionali nelle zone più a rischio” che “attraverso l’ambasciata a Tripoli e in raccordo con l’Unità di crisi, aveva già attivato un monitoraggio della presenza italiana” nel Paese.
“L’uscita dalla Libia è avvenuta con convogli via terra verso la Tunisia e con il ricorso a velivoli dedicati disposti dall’unita di crisi, uno dei quali è partito proprio questa mattina, grazie al concorso della nostra aeronautica militare, con destinazione Pisa”, ha aggiunto la Farnesina nella sua nota, mentre fonti di governo sottolineano che il rientro va avanti da giorni “in modo tranquillo”. “Su richiesta di alcuni governi – prosegue la nota – l’Italia si è occupata anche del trasferimento di persone di nazionalità diversa”. Dopo l’evacuazione di ieri dell’ambasciata americana a Tripoli, oggi infatti sono stati alcuni Paesi Ue – Gran Bretagna, Germania, Olanda e Francia – a chiedere ai propri connazionali di lasciare il Paese al più presto.
Il sito della Farnesina “Viaggiare sicuri” sconsiglia “tassativamente” di recarsi a Bengasi o in Cirenaica e invita “i connazionali ad evitare temporaneamente viaggi anche nella capitale”. L’ambasciata a Tripoli resta comunque “aperta, operativa e sempre contattabile”. “La nostra ambasciata – conferma la nota del ministero – continua ad assicurare il massimo impegno a tutela della collettività e degli interessi italiani in Libia”. Dal canto suo, l’Eni ha infatti reso noto che “le attività proseguono regolarmente”, pur monitorando “con attenzione l’evolversi della situazione”.

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