Intervista a Zondini Et Les Monochrome per l’uscita del nuovo singolo ‘Miss Italia’


In occasione dell’uscita del nuovo singolo ‘Miss Italia’ abbiamo incontrato Zondini Et Les Monochrome per un’intervista, nella quale il cantautore Mark Zonda ci ha parlato del nuovo brano, dei progetti in cantiere e tutto quello che dobbiamo aspettarci del nuovo album NOISE, in uscita a gennaio 2016.

Ciao e benvenuto sulle pagine di Radio Web Italia! Innanzitutto, come e quando nasce il progetto cantautorale ‘Zondini’?

Ciao a tutti i fan di Radio Web Italia. Il progetto Zondini nasce dal prosieguo del progetto Tiny Tide, dove cantavo in inglese. Scrivendo canzoni nella lingua pop e interculturale per eccellenza e grazie a diverse collaborazioni internazionali ho iniziato ad avere contatti e amicizie in tutto il mondo, soprattutto grazie al forte collante di passioni comuni tra fan di un genere particolare: l’indie-pop. Molti ascoltatori provenivano da Messico, Perù e Argentina, anche grazie ad una nostra cover in inglese di un brano di una band molto popolare in Sudamerica: i Belanova. Sono stati proprio i miei amici d’Oltreoceano i primi a chiedermi di scrivere qualche canzone in italiano, ma la svolta decisiva è stata dettata da un grande amore. Chiaramente. Qualche volta in passato avevo già timidamente tentato qualche esperimento nella lingua di Dante, ma avevo sempre trovato più confortevole vestire i panni del mio alter ego inglese. Uno scatto di orgoglio innescato da una ragazza che amavo mi ha fatto prendere più seriamente la sfida di sfornare dei capolavori in lingua italiana. O almeno provarci. Così da una cameretta è nato il progetto Zondini e “Re:Visioni del Tempo”, il primo album che mi ha valso una inaspettata candidatura al Premio Tenco. Era il 2012. Sono passati tre anni. Il primo album e il primo EP sono stati suonati interamente da me. L’interesse nato attorno alle mie canzoni ha raccolto un gruppo di ragazzi a suonare con me. Sono nati “Zondini Et Les Monochrome” che hanno portato alla registrazione del mio primo album professionale registrato totalmente in studio: “Chansons Invisibles”. A Gennaio uscirà il nuovo album “Noise”, anticipato dalla recente uscita del singolo “Miss Italia”.

Quali sono gli artisti che più hanno influenzato la tua crescita come artista?

Indubbiamente quelli stranieri, prevalentemente inglesi. Da loro sono partiti come imprinting sonoro un senso del ritmo e della melodia pop da cui ancora oggi difficilmente riesco a spogliarmi. Tra tutti i Beatles, una sorta di matrice sonora universale, precursori almeno in uno dei loro brani dei principali filoni musicali che hanno influenzato tutti gli artisti pop contemporanei e anche parte della psichedelia. Un altro faro è quel genio cangiante e poliedrico di David Bowie, che è stato il principale punto di riferimento del nostro nuovo album. Elvis Costello l’ho conosciuto ai tempi di Spike, gli anni della Warner. Quell’album è stata una folgorazione. Il mio modo di comporre testi di canzoni deriva principalmente dai suoi anni migliori. Cantando in italiano è stato inevitabile confrontarmi con i grandi classici, che mi hanno inconsciamente e inevitabilmente influenzato più dei contemporanei. A dire il vero sono poche le band dell’ultimo decennio che mi viene voglia di ascoltare. Adoro i Bluvertigo, gli Scisma e Benvegnù, Marco Parente, i Verdena, Baustelle e la prima versione più sincera e genuina dei Perturbazione. Band che ho seguito pressoché ovunque dagli esordi, vedendoli crescere dalle palestre ai palazzetti. Tra le mie cantanti preferite ci sono Cristina Donà e Patrizia Laquidara, molto intelligenti e tecnicamente preparate oltre che grandi autrici di musica pop. Tra i più ruffiani Cremonini e Annalisa, i miei guilty pleausure. Pensa che per Annalisa avevo anche scritto una canzone, mai registrata!

Invece per scrivere i miei brani, come ti dicevo sono inevitabilmente guidato dai classici. Tra tutti Lucio Dalla, De Gregori, il primo Vasco, Rino Gaetano. Soprattutto De Gregori. In alcuni episodi ho cercato di rifarmi a Battisti ma, nonostante l’adori, avvicinarmi al suo modo di comporre mi fa sentire troppo distaccato e distante. Un altro grande cantante che adoro è Battiato, ma il Maestro è veramente unico. Il solo pensare di avvicinarlo farebbe sembrare chiunque ridicolo. Quell’uomo è più un asceta che un cantante. Massì, alla fine anch’io sono unico, sono semplicemente Zondini.

Adesso parliamo del tuo nuovo singolo candidato al Sanremo Music Awards 2016. Sotto quali premesse nasce ‘Miss Italia’?

Miss Italia è stata l’ultima canzone composta per Noise, il nostro nuovo album. Tutto il nostro nuovo lavoro sarà improntato su una storia distopica, un unico racconto in musica per undici brani. Non volevo essere troppo serioso, e sentivo la necessità di scrivere un brano che mantenesse il mio contatto con il pubblico in modo amichevole e diretto. Volevo parlare di un tema di attualità in chiave frizzante e ultrapop. Una sera sono rimasto incuriosito da una notizia di cronaca che accennava ad un incontro tra Carlo Conti e Miss Italia, che l’aveva portato a ispirarsi al meccanismo che avrebbe guidato quell’anno le selezioni di Sanremo Giovani. Mentre scrivevo, la canzone ha iniziato a prendere una vita propria, per diventare un autentico ritratto di donna in retrospettiva. Penso che “Miss Italia” sia stata la mia canzone in assoluto più soggetta a processi di riscrittura. Parla di un ragazzo che incontra una ex dopo tanto tempo. Ora lei è una donna famosa e di successo, ma durante il brano il ragazzo si ricorda soprattutto di una ragazza insicura, annoiata, viziata, spaventata dalla vita. Ogni volta che parte il ritornello si torna indietro di dieci anni nella vita della miss. Chi era Miss Italia? Una ragazzina hipster come tante altre. Forse ha avuto più fortuna, forse cinicamente ha saputo vendersi meglio. L’unica cosa che non è riuscita a svendere è la sua solitudine.

Il nuovo singolo è accompagnato dal videoclip diretto da Matteo Bevilacqua. Raccontaci dove è stato girato.

Il video è stato girato in due luoghi molto caratteristici di Cesena, nonostante la loro relativa modernità. Il primo è Hotel Casali, quasi nato con la città. Ora incarna la vision della città orientata al benessere proiettata da Technogym, ma già negli anni ’60 era all’avanguardia preparando appositi sacchetti da bivacco che consegnava ai passeggeri dei treni in sosta alla vicina stazione. La seconda location fa parte del franchising American Graffiti, l’unico ristorante costruito esattamente ad immagine dell’American Graffiti originale. In entrambe i casi sono stato incredibilmente stupito e riconoscente per la disponibilità dei titolari.

A gennaio 2016 uscirà il tuo terzo album, dal titolo ‘Noise’. Cosa è cambiato rispetto ai dischi precedenti?

La differenza principale rispetto ai dischi precedenti è la visione che guida i brani accompagnandoli dall’inizio alla fine. Si tratta di un’unica grande storia distopica, che racconta il tema dell’identità dalla sua nascita al condizionamento da parte della società e altri fattori e impulsi esterni. Chiaramente in chiave molto romantica, e direi anche fantascientifica. In termini musicali ci siamo spostati molto di più sul rumore e le dissonanze, come sottolinea il titolo, e abbiamo introdotto in diversi brani parti di violino, registrato da Giulia Abbondanza. Se parliamo di approccio alla scrittura ho cercato di scrollarmi di dosso un po’ della patina cantautorale dell’album precedente, cercando di essere il più diretto e semplice possibile, prediligendo i suoni alla ricercatezza lessicale.

Che ne pensi del panorama musicale italiano? Che difficoltà hai avuto nel trovare il tuo spazio?

Trovo il panorama musicale italiano un po’ desolante, ma è una valutazione dettata da criteri puramente soggettivi. Gli unici cantanti che mi appassionano ancora sono in circolazione da almeno una decina di anni. Non mi ritrovo nei talent show, il nuovo rap, la demenzialità dei gruppi hipster e i nuovi melodici indipendenti, che vedo più vicino al cabaret o a malcelate cover band. Mi manca la figura del cantante, o della band, quasi supereroistica. O confidenziale. Ad esempio mi piacerebbe riprovare l’emozione pristina di quando ho sentito “Canzone Scritta Sul Muro” di Claudio Lolli, o “Sarà un uomo” di un Carboni ancora caustico e in forma smaliante. Forse l’ultima canzone pop che mi ha veramente commosso è stata “En e Xanax” di Bersani. Le canzoni non mentono: quando partono dal cuore si sente. Nel prossimo album mi piacerebbe parlare solo d’amore. Chiaramente a modo mio.

Concludendo, cosa ci riserverà la tua musica nei prossimi mesi?

Dipende tutto dagli impegni live che arriveranno. Mi è rimasto un album in sospeso per Tiny Tide e un EP in collaborazione con un’amica cantante. A Gennaio invece uscirà Noise, da cui verrà estratto un nuovo brano con relativo video. Sarà una canzone molto energica e arrangiamenti a dir poco epici. Come per Miss Italia ci siamo avvalsi della collaborazione di un vero guitar hero di nome Matteo Pieri, che salutiamo. La canzone sarà una bella introduzione all’album Noise, che non vediamo l’ora di farvi ascoltare.

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